Leggendo dei libri sullo yoga si incontrano parole come repressione, soppressione, disciplina e controllo. Che cosa ne pensa di queste espressioni? Jean Klein

Leggendo dei libri sullo yoga si incontrano parole come repressione, soppressione, disciplina e controllo. Che cosa ne pensa di queste espressioni?

Se si pratica lo yoga con l’idea di raggiungere qualcosa, ci si allontana dal proprio centro verso la periferia. Certo lo yoga può produrre uno stato relativamente più rilassato, una mente meno agitata , ma qui è in agguato il rischio di venire ancora più coinvolti nella relazione soggetto-oggetto. Indubbiamente potete sperimentare uno stato di pacifico rilassamento, ma questa pace è ancora uno stato nel quale si entra e dal quale si esce. E’ ancora un oggetto della percezione. E quando ci ci trova di fronte ad un oggetto così sottilmente attraente è molto difficile arrivare alla consapevolezza senza oggetto.

Potremmo dire che lo yoga serve in teoria ma non in pratica, perché se l’aspirante si fissa sull’oggetto e viene completamente sedotto dalla sua dolcezza questa è in un certo senso una cosa tragica. Ed è ciò che accade sempre quando si segue un cammino per realizzare uno scopo. Lo yoga, come ogni altra tecnica, dovrebbe essere esercitato soltanto avendo ben chiaro che non vi è nulla da raggiungere. Il cercatore è ciò che egli cerca, e l’idea di raggiungere qualcosa è soltanto un’evasione.

Jean Klein