Ieri Lei ci ha parlato di Maya e ha detto che è la forza e insieme una magia, da detto del potere supremo, della libertà suprema, che è il Svatantrya; vorrei che ci parlasse oggi di questo, per capire quanto è diverso dal concetto che abbiamo noi di libertà

Quello che noi chiamiamo libertà è un immaginario. Non c’è libertà né psicologica né fisiologica. Non potete diventare un elefante né un boa; né essere tristi quando siete allegri, né essere allegri quando siete tristi. La libertà individuale è un immaginario. La libertà politica è un mito commerciale creata dalle dittature.

Ma Svatantrya si riferisce alla libertà della Coscienza, ciò che non ha struttura oggettiva, libera da relazione soggetto-oggetto, ed è questa essenzialità che è denominata Svatantrya. Su un certo piano, è la presa di coscienza della chiarezza che si chiama … è l’espressione più diretta di questa libertà.

Ma non c’è libertà individuale, intanto perché non c’è individualità. Su un certo piano Svatantrya denuncia l’immaginario dei condizionamenti, denuncia l’immaginario della causa-effetto: la causa-effetto è una visione semantica, allegorica, ma non esiste.

Quando si vede la causa c’è già l’effetto, e quando si vede l’effetto c’è ancora la causa: non c’è un inizio e fine dell’uno o dell’altro. Dunque questo sistema concettuale di pensiero è basato sul linguaggio. Non si può pensare senza linguaggio, perché si pensa in immagini. Il nostro linguaggio non conosce che la formulazione soggetto-oggetto, vicino-lontano, prima-dopo, con questo linguaggio è normale che non si arrivi a pensare al di là di questa relazione soggetto-oggetto.

È per questo che si dice che il linguaggio deve fermarsi: quando il linguaggio si ferma il pensiero si ferma, e quando il pensiero si ferma l’immediatezza appare. Anche Patanjali ne era al corrente.